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INFLAZIONE: IL NUOVO PANIERE ISTAT

Da un qualche mese scriviamo di inflazione. E’ giunto il momento di
approfondire alcuni aspetti più tecnici. L’Istat, l’Istituto nazionale di
statistica, per calcolare l’inflazione utilizza gli indici dei prezzi al
consumo, che misurano le variazioni nel tempo dei prezzi di un insieme di
prodotti (paniere) rappresentativo di tutti i beni e servizi destinati al
consumo finale delle famiglie, acquistabili sul mercato attraverso
transazioni monetarie (sono escluse le transazioni a titolo gratuito, gli
autoconsumi, ecc. ecc.). Il paniere di beni e servizi su cui l’Istat misura
la variazione dei prezzi fa riferimento ai prodotti prevalentemente
acquistati dal complesso delle famiglie, il che equivale a dire alle
abitudini di acquisto di una ipotetica e inesistente famiglia media. Ma poi
ognuno ha le sue spese, le proprie abitudini di acquisto e, quindi, la sua
inflazione, a seconda di dove abita, del suo reddito, della tipologia
familiare, delle sue necessità, delle sue preferenze. Insomma, se le
bevande rincarano del 20% ma uno beve solo l’acqua del rubinetto, per lui
l’inflazione è zero.

Sono 3 gli indici dei prezzi. Quello più noto, che trovate sui giornali, è
il Nic, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività
(NIC) che è l’indicatore migliore per misurare l’inflazione per l’intero
sistema economico. Poi c’è il Foi, l’indice dei prezzi al consumo per le
famiglie di operai e impiegati che si riferisce ai consumi dell’insieme
delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente. Infine, il meno
noto è l’Ipca, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi
dell’Unione europea che consente di rendere l’inflazione comparabile tra i
diversi paesi attraverso l’adozione di un sistema e una metodologia
condivisa.

Da anni l’Unc chiede all’Istat e al Ministero dello Sviluppo Economico,
oggi ministero delle Imprese e del Made in Italy, di introdurre un nuovo
indice per i pensionati al minimo. Come dicevamo, ognuno ha le sue spese e
i pensionati al minimo spendono quasi tutto nelle divisioni Prodotti
alimentari e bevande analcoliche e Abitazione, acqua, elettricità e
combustibili (bollette di luce a gas), voci che stanno registrando i
maggiori rincari. Alte anche le uscite per i Servizi sanitari e spese per
la salute. Esborsi ben diversi da quelli di un single con meno di 35 anni
che spende molto in comunicazioni, ristoranti, viaggi, vacanze. Ecco perché
le pensioni andrebbero adeguate all’inflazione dei pensionati e non a
quella di una famiglia media teorica e inesistente.

Lo diceva bene Trilussa con il sonetto “La statistica” e la famosa media
del pollo: “da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra nelle spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso perch’è c’è un antro che ne magna due”.

Ogni anno l’Istat rivede l’elenco dei prodotti che compongono il paniere
di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo così da poter
riflettere il cambiamento e l’evoluzione dei comportamenti e delle
abitudini di acquisto degli italiani e contenere sempre i prodotti
prevalentemente acquistati dal complesso delle famiglie. Ad esempio nel
paniere 2021 sono entrate le mascherine chirurgiche, le mascherine ffp2 e i
gel igienizzante per le mani. Ogni anno, contestualmente, cambiano anche i
pesi che i beni e i servizi hanno all’interno del paniere, ossia
l’importanza che hanno, così da rappresentare meglio i nostri consumi, in
modo che le singole voci contribuiscano alla misura dell’inflazione in
relazione alla quota di spesa che le famiglie destinano al loro acquisto.
Insomma, per semplificare, se per acquistare la frutta si spende la metà
rispetto a pane, pasta e cereali, l’aumento dei prezzi della frutta deve
incidere la metà rispetto al rincaro della pasta. Il peso può cambiare per
svariate ragioni, perché cambiano le abitudini degli italiani (si pensi ad
esempio alla moda del monopattino elettrico), per modifiche e provvedimenti
normativi (come i lockdown durante la pandemia oppure i dispositivi anti
abbandono resi obbligatori per la sicurezza dei bambini in auto alla fine
del 2019) o perché aumentano di prezzo (le bollette di luce e gas ora
incidono molto di più sul bilancio di una famiglia).

Insomma i pesi, o per dirla più tecnicamente i coefficienti di
ponderazione degli indici, sono aggiornati ogni anno per tener conto
dell’evoluzione dei consumi finali delle famiglie, così che i pesi
mantengano nel tempo la loro rappresentatività con i bilanci delle
famiglie, con le quote di spesa che i consumatori destinano all’acquisto
dei beni e servizi finali.

Ebbene, l’Istat ha reso noto il nuovo paniere del 2023. Per il calcolo
dell’indice NIC figurano 1.885 prodotti elementari, contro i 1772 del 2022.

Entrano nel paniere: la visita medica sportiva (libero professionista), la
riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti (gli
assistenti vocali), frutta e verdura biologica (arance, mandarini, limoni,
banane, mele, pere, pesche, kiwi, pomodori da insalata, melanzane,
zucchine, peperoni, carote, cipolle), tonno di pescata e rombi di
allevamento, deambulatore, massaggio estetico, cavolfiori romaneschi, uva
senza semi, kiwi gialli, insalata gentile, leggings da donna, radiografia.

Quanto ai pesi, le variazioni dipendono dall’effetto spesa (la quota di
spesa per l’acquisto dei diversi prodotti da parte delle famiglie) e
dall’effetto rivalutazione (le spese sono rivalutate sulla base della loro
variazione dei prezzi).

Rispetto al 2022, nel 2023 il peso maggiormente in crescita è quello dei
Servizi ricettivi e di ristorazione da 9,3754 a 11,3222 (+1,9468 punti
percentuali), interamente dovuto all’effetto spesa. Tradotto significa che
secondo l’Istat nel 2023 l’11,3222% dei consumi di una famiglia media
saranno destinati ad alberghi, ristoranti e mense. Sale anche Abitazione,
acqua, elettricità e combustibili, dal 10,9684% all’11,7991% (+0,8307 punti
percentuali), interamente dovuto all’aumento dei prezzi. A nostro avviso il
peso di questa voce poteva crescere anche maggiormente considerato che
include le bollette della luce e del gas che in media, nel 2022, sono
rincarate rispetto al 2021, rispettivamente, del 110,4% e del 69,2%.
Salgono anche Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,6507), per l’effetto
spesa, e Abbigliamento e calzature (+0,0409).

Cala invece il peso dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche
(-1,3594), perché, nonostante l’aumento dei prezzi, scende la spesa. In
pratica, secondo l’Istat nel 2023 destineremo per mangiare e bere il
17,0082% dei nostri consumi, contro il 18,3676% del 2022. Anche su questa
flessione qualche riserva, considerato che l’inflazione media nel 2022 è
stata pari per questa voce al 9,1%. Si riducono i pesi di tutte le
rimanenti divisioni, dai Servizi sanitari e spese per la salute alle
Bevande alcoliche e tabacchi (cfr. tabella). L’evoluzione dei pesi riflette
anche il processo di graduale superamento dell’emergenza sanitaria legata
alla diffusione del Covid-19.

La rilevazione dei prezzi, infine, è legata anche al territorio. Nel 2023,
i comuni che concorrono al calcolo degli indici per tutti i prodotti del
paniere sono 79, mentre 12 partecipano solo per alcuni prodotti (tariffe
locali quali fornitura acqua, raccolta rifiuti, trasporti urbani, taxi,
mense scolastiche, nido d’infanzia comunale…). Complessivamente, la
copertura dell’indice, misurata in termini di popolazione residente, è pari
all’82,9%. E’ totale in sei regioni (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige,
Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Umbria) mentre resta
incompleta nelle altre. In Lombardia è pari all’89,4%.

Ogni regione, poi, ha un diverso peso, che viene calcolato in base alla
spesa che viene utilizzata per la ponderazione dell’indice NIC. La
Lombardia ha il peso maggiore, pari al 19,3568%. I comuni lombardi che
concorrono alla stima dell’inflazione con riferimento al paniere completo
sono 10 (Varese, Como, Milano, Bergamo, Brescia, Pavia, Cremona, Mantova,
Lecco, Lodi), mentre 1 (Monza e Brianza) partecipa solo per il calcolo
delle tariffe e dei servizi locali. L’unica provincia, quindi, che non
contribuisce a nessuna rilevazione è Sondrio.

Un’ultima nota, per completare il quadro. La raccolta dei dati effettuata
con tecniche tradizionali sul territorio, ossia con gli uffici comunali di
statistica, riguarda il 51,5% dei prodotti del paniere (in termini di
peso), il 24,7% viene rilevato centralmente direttamente dall’Istat, il
13,6% tramite le quotazioni di prezzo (scanner data) provenienti ogni mese
dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO), il 5,7% dall’Osservatorio
prezzi carburanti del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
(ex Mise), il 2,5% dall’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia delle entrate
per gli affitti reali delle abitazioni, il 2% dall’Agenzia delle dogane e
dei monopoli per la rilevazione dei tabacchi.

Aspetti un po’ tecnici che, però, è importante capire. I pesi con i quali
i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione, ad esempio,
sono fondamentali. Se sono sbagliati si falsa per un anno intero il calcolo
dell’inflazione. Se il peso di un bene che sta rincarando è basso,
l’inflazione sarà sottostimata e viceversa.

Tabella: pesi indice Nic

Divisioni di spesa

Anno 2022

Anno 2023

Prodotti alimentari e bevande analcoliche

18,3676

17,0082

Bevande alcoliche e tabacchi

3,4038

3,0138

Abbigliamento e calzature

6,3855

6,4264

Abitazione, acqua, elettricità e combustibili

10,9684

11,7991

Mobili, articoli e servizi per la casa

7,995

7,6716

Servizi sanitari e spese per la salute

8,8946

8,4848

Trasporti

14,4843

14,1791

Comunicazioni

2,5749

2,3015

Ricreazione, spettacoli e cultura

7,054

7,7047

Istruzione

1,0835

0,9254

Servizi ricettivi e di ristorazione

9,3754

11,3222

Altri beni e servizi

9,413

9,1632

TOTALE

100

100

Articolo realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della
Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo
economico D.M. 10.08.2020