Dopo la brusca accelerazione di ottobre, quando l’inflazione annua passò dall’8,9% di settembre all’11,8%, a novembre rimane stabile. Non è una grandissima consolazione. Beh, certo sarebbe andata peggio se fosse salita ancora. Ma restando all’11,8% rispetto a novembre 2021, permane pur sempre a un livello che non si aveva dal marzo del 1984.
Il rallentamento è principalmente dovuto al raffreddamento dei beni energetici non regolamentati, ossia dell’Energia elettrica mercato libero che, però, registra ancora un rincaro lunare del 239% su novembre 2021 (anche se a ottobre era addirittura del 329%) e, in misura minore, del Gasolio per riscaldamento (da +36,4% di ottobre a +32% di novembre), del Gasolio per mezzi di trasporto (da +16,8% a +13,4%) e della Benzina (-3,2% su novembre 2021). Se il ridimensionamento della crescita proseguisse, allora potremo finalmente assistere a una riduzione dell’inflazione. Vedremo! Ma attenzione, l’inflazione è il tasso di aumento dei prezzi, non il prezzo. Se anche domani mattina scendesse magicamente a zero, i prezzi resterebbero quelli attuali, ossia insostenibili per molte famiglie. Solo per fare degli esempi di alcuni prodotti alimentari di largo consumo, se lo zucchero a dicembre non salisse più di prezzo, segnando una variazione nulla sul mese precedente, continueremmo a pagarlo il 49,6% in più rispetto a novembre 2021, il burro il 41,2%, il riso il 35,4%, il latte conservato il 32,5%, la pasta il 23,6%, il pane fresco il 13,2%.
Per fare esempi concreti, secondo l’Osservatorio Prezzi e Tariffe del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), fino a pochi mesi chiamato ministero dello Sviluppo Economico (Mise), se un anno fa a Milano il riso al chilo costava in media 2,27 euro al chilo ora costa 3,05 euro, la farina è passata da 0,67 euro a 0,93, il pane fresco da 4,25 euro al chilo a 4,62, la pasta da 1,6 euro al chilo a 1,85, un litro di latte fresco intero da 1,38 a 1,58 euro, il latte scremato a lunga conservazione da 0,9 euro al litro a 1,15, il burro da 8,99 euro al chilo a 11,45, lo zucchero da 0,92 euro al chilo a 1,05, il caffè da 7,92 euro al chilo a 8,96. E a Milano l’inflazione di tutti i prodotti alimentari e delle bevande analcoliche messi insieme è stata inferiore rispetto al resto d’Italia: +12,2% contro il +13,6% della media nazionale. Ma quanto ci costano tutti questi aumenti? Per mangiare e bere a Milano si spendono 664 euro in più su base annua. Una bella stangata che continueremmo a pagare se anche i prezzi restassero fermi.
Ecco perché gli italiani stanno reagendo a questi rialzi riducendo le spese. Secondo gli ultimi dati Istat disponibili, relativi a ottobre, le vendite in valore al dettaglio scendono dello 0,4% rispetto al mese precedente: -0,5% i prodotti non alimentari e – 0,1% gli alimentari. Ma depurando le vendite dall’effetto dovuto alle variazioni dei prezzi dei beni venduti, le vendite alimentari in volume calano dell’1,5% su settembre 2022 e addirittura del 7,9% su ottobre 2021 (-5,2% per i beni non alimentari). Insomma, gli italiani stringono la cinghia e mangiano meno.
Che aspettarsi per Natale? Nonostante le stime non abbiano grande valore scientifico, essendo semplici sondaggi, che cambiano a seconda di come si pone la domanda, gli stessi commercianti prevedono una diminuzione degli acquisti. Per Confesercenti quest’anno gli italiani spenderanno per i regali 197 euro, – 39 euro rispetto al 2021 (-16,5%), per Coldiretti sono invece 177 euro a testa, -7% sul 2021. Insomma, cifre ballerine, ma tutte in discesa. Per Confcommercio il 27,3% che non farà acquisti per risparmiare, per il peggioramento della propria condizione economica o per l’aumento dei prezzi.
Per il pranzo di Natale il discorso è più incerto. Secondo Coldiretti la spesa per il Natale a tavola sarà in media pari a 106 euro a famiglia, il 6% in meno rispetto alle feste del 2021.
Ma i prezzi degli alimentari sono talmente saliti che gli italiani potrebbero pure finire, obtorto collo, per spendere comunque di più rispetto a un anno fa. Ridurranno, però, certamente, i quantitativi acquistati. Insomma, si festeggerà sempre, ma con meno pandori e meno etti di affettati. Buon Natale a tutti!
Articolo realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. D.M.10.08.2020