Di male in peggio! Purtroppo nel mese di ottobre l’Istat registra un decollo dell’inflazione annua dal +8,9% di settembre a +11,8%, un record che non si aveva dal marzo del 1984 ossia oltre 38 anni fa, quando fu +11,9%. In un solo mese il rialzo è del 3,8%. Il carrello della spesa, ossia i beni alimentari, per la cura della casa e della persona, lievitano del 12,6% su ottobre 2021, un primato dal giugno del 1983.
Anche in Lombardia i prezzi volano a ottobre dell’11% dal +8,4% tendenziale di settembre, con un incremento, in appena un mese, del 2,9%.
La buona notizia è in tutte le città lombarde (cfr. tabella) la variazione annua dei prezzi è inferiore all’11,8% dell’Italia. Milano la peggiore con +11,7%, al 2° posto Mantova con +11,6%. Medaglia di bronzo per Varese e Lecco, entrambe a 11,5%. La città più risparmiosa è Bergamo con +9,7% su ottobre 2021, poi Como (+10,1%). Sul gradino più basso del podio delle virtuose Lodi, con +10,3%.
La cattiva notizia è che, traducendo l’inflazione in termini di aumento del costo della vita, tutte le città lombarde (salvo Bergamo), per via del maggiore reddito e della spesa assoluta più alta della media del Paese, segnano rincari su base annua più alti rispetto ai 2565 euro che gravano su una famiglia italiana. Milano svetta in testa alla classifica lombarda con una stangata media per i milanesi pari a 3176 euro, 4° città in Italia dopo Ravenna (+13,9%, 3359 euro), Bologna (+13,2%, 3293 euro) e Bolzano (+12,3%, 3269 euro). Al 2° posto Mantova dove il rialzo dei prezzi dell’11,6% genera una spesa aggiuntiva su base annua pari a 3059 euro per una famiglia media, al 3° posto Varese, con +11,5% e una spesa supplementare pari a 3032 euro annui per una famiglia tipo.
Sull’altro versante della graduatoria la città migliore per la Lombardia è Bergamo, dove, grazie al +9,7%, la terza inflazione più bassa d’Italia dopo Aosta (+8,7%) e Potenza (+9,1%), si ha un aggravio medio pari a 2558. Al 2° posto Lodi (+10,3%, +2615 euro) e, terza, Como (+10,1%, +2663 euro).
Il problema dell’inflazione, però, non è solo per le famiglie ma anche per il Paese. Gli italiani, vedendo sempre più ridotto il loro potere d’acquisto, ossia osservando una diminuzione della quantità di beni e servizi che possono ottenere con la stessa quantità di moneta, si impoveriscono sempre più e finiscono per reagire contraendo i consumi, rinviando quelli superflui, in attesa di tempi migliori, consumi che costituiscono il 60% del Pil.
Ma come è la situazione economica in Lombardia, la regione più ricca d’Italia?
A fare la fotografia è Bankitalia, con il report sulle economie regionali. Nella prima parte del 2022 la ripresa post-Covid è proseguita, nonostante l’aggravarsi del quadro geopolitico e lo shock energetico. Le stime basate sull’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER), un indicatore dell’attività economica territoriale sviluppato dalla Banca d’Italia coerente con il dato del Pil, dopo una crescita del 7,5 per cento nel 2021, segnalano un incremento del prodotto del 5,9 per cento nel primo semestre di quest’anno, leggermente superiore alla media italiana ma in rallentamento. Vi è un indebolimento delle componenti di fondo dell’economia a partire dal secondo trimestre del 2022. Si prefigura un deterioramento della congiuntura nell’ultima parte dell’anno. I prezzi sono cresciuti, risentendo degli aumenti dei costi lungo la filiera produttiva (per energia e materie prime) e delle difficoltà nella produzione agricola causate dalla siccità. Nell’industria, la produzione manifatturiera ha continuato a salire nel corso dell’anno. L’incremento dei costi energetici, il perdurare delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e prodotti intermedi e il loro rincaro hanno ostacolato l’attività industriale e contribuito all’aumento dei prezzi alla produzione. Dopo il forte recupero nel 2021, le esportazioni sono cresciute a ritmi sostenuti. Per quanto riguarda gli investimenti, si conferma per l’anno in corso la moderata crescita della spesa programmata a inizio anno. Nelle costruzioni la fase espansiva è proseguita. Nei servizi privati non finanziari, il fatturato è aumentato in tutti i comparti, in particolare in quello dell’alloggio e ristorazione, che aveva risentito maggiormente delle misure di contenimento della pandemia.
La ripresa produttiva ha consentito alle aziende lombarde di limitare gli effetti dello shock energetico sui risultati di bilancio, tornati prossimi a quelli del periodo pre-pandemico. Nel corso del 2022 si è rafforzata la crescita dei prestiti bancari alle imprese, anche per effetto del maggiore fabbisogno di capitale circolante connesso con l’espansione dell’attività e l’aumento dei costi di produzione. L’orientamento dell’offerta di credito delle banche non è mutato, nonostante i lievi incrementi nei tassi di interesse. È cresciuta la quota di imprese che ha ridotto le proprie disponibilità liquide, che si sono comunque mantenute elevate.
Le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate nel primo semestre dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il numero degli occupati è aumentato, ma è rimasto inferiore al dato corrispondente del 2019; il ricorso alle diverse forme di integrazione salariale ha continuato a ridursi, tornando su livelli non discosti da quelli pre-pandemici. Il numero di persone in cerca di occupazione e il tasso di disoccupazione sono diminuiti.
I prestiti alle famiglie hanno accelerato nel primo semestre dell’anno. La dinamica ha interessato sia il credito al consumo, sia i mutui per l’acquisto di abitazioni, grazie all’incremento delle transazioni sul mercato immobiliare. L’onere medio dei nuovi mutui è lievemente cresciuto, trainato dalla componente dei mutui a tasso fisso. Venendo a quello che più ci interessa, ossia ai consumi delle famiglie lombarde, dovrebbero continuare a crescere nel corso di quest’anno, seppure in maniera meno intensa rispetto al 2021, per via del rialzo dei prezzi.
In conclusione, per Bankitalia, dopo la grave crisi dovuta al Covid, la ripresa continua e l’economia lombarda resta solida, ma comincia a registrarsi un rallentamento dei consumi e del Pil. Bisogna, quindi, invertire la rotta. Se le famiglie non acquistano, i commercianti non vendono e le imprese non producono. Un circolo pericoloso. Per queste ragioni urge ridare capacità di spesa agli italiani.
Tabella: Classifica delle città lombarde più care, in termini di spesa aggiuntiva annua
N | Città | Rincaro annuo per la famiglia media
(in euro) |
Inflazione
annua di ottobre |
1 | Milano | 3176 | 11,7 |
2 | Mantova | 3059 | 11,6 |
3 | Varese | 3032 | 11,5 |
4 | Brescia | 2980 | 11,3 |
5 | Lecco | 2919 | 11,5 |
6 | Cremona | 2874 | 10,9 |
LOMBARDIA | 2858 | 11 | |
7 | Pavia | 2821 | 10,7 |
8 | Como | 2663 | 10,1 |
9 | Lodi | 2615 | 10,3 |
ITALIA | 2565 | 11,8 | |
10 | Bergamo | 2558 | 9,7 |
Fonte: Unione Nazionale Consumatori su dati Istat
Articolo realizzato nell’ambito del Programma generale di intervento della Regione Lombardia con l’utilizzo dei fondi del Ministero dello sviluppo economico. D.M. 10.08.2020